Era il cibo “povero” dei cavatori di marmo delle Alpi Apuane, che lo affettavano sottile e lo accompagnavano al pomodoro per condire le pagnotte. Una pietanza che veniva preparata la mattina presto e che era destinata a sostenere per tutta la giornata i lavoratori delle cave, impegnati a quasi 2000 metri di altezza per l’estrazione del marmo. Il “fagottino”, insieme all’immancabile fiasco di vino, doveva assicurare tutte le calorie necessarie per poter affrontare le ripide salite e la fatica dei minatori durante la giornata lavorativa. Il Lardo è il prodotto tipico di Colonnata, un piccolo borgo situato su uno sperone tra le cave marmifere intorno a Carrara. Un prodotto frutto della cultura millenaria di cavatori-contadini che hanno saputo e dovuto conservare intatto il legame con la natura e preservare la sapienza antica dell’uso delle erbe aromatiche, delle spezie e dei giusti tempi di maturazione. La stagionatura di questo salume, la cui origine risale intorno all’anno Mille, avviene per un periodo tra i sei e i dieci mesi in speciali conche di marmo che si trovano in cantine o grotte scavate nella roccia. L’umidità naturale delle grotte e la porosità del marmo stabiliscono condizioni ideali per la maturazione. Le pareti delle conche vengono strofinate con aglio e il fondo ricoperto di sale marino, erbe e spezie. Il Lardo si immette nelle conche in blocchi rettangolari la cui altezza può variare dai 3 agli 8 centimetri. Tra uno strato e l’altro si sistema una speciale salamoia composta di sale marino in grani, pepe nero macinato, rosmarino, aglio fresco e sbucciato spezzettato grossolanamente. Se questi sono gli ingredienti tassativi, largo spazio è lasciato alla ricetta che si tramanda di generazione in generazione in ciascuna famiglia di produttori e che viene conservata gelosamente. Tra le spezie e le erbe aromatiche che possono conferire al Lardo di Colonnata il suo particolare sapore anche cannella, coriandolo, noce moscata, chiodi di garofano, anice stellato, origano e salvia. Il profumo è fragrante e ricco di aromi mentre il gusto è delicato, quasi dolce, finemente sapido se proviene dalla zona delle natiche, arricchito dalle erbe aromatiche e dalle spezie usate nella lavorazione. Si consuma ripulito dalla cotenna e dagli eventuali residui di sale, tagliato in fettine sottilissime adagiate su pane fresco, scaldato o appena abbrustolito. Nel 1982 è stato richiesto dai produttori ed ottenuto il marchio I.G.P.